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“Il Meglio Maestro d’Italia” – Alla Galleria Nazionale dell’Umbria la mostra su Perugino

Fino all’11 giugno la Galleria Nazionale dell’Umbria celebra la figura di Perugino, artista di primo piano del Rinascimento tra Quattro e Cinquecento, con una mostra a lui dedicata. Il nostro racconto con focus sull’accessibilità.

4 Giugno 2023 | La redazione di farwill.it

Pietro di Cristoforo Vannucci, detto Perugino (1450 circa – 1523), è stato uno dei protagonisti assoluti del Rinascimento. A 500 anni dalla morte, la Galleria Nazionale dell’Umbria gli dedica una mostra-evento per celebrare non soltanto una figura di primo rilievo nell’arte tra Quattro e Cinquecento, ma anche un simbolo stesso della città di Perugia e della cultura umbra più in generale. Basti pensare che quando la Pinacoteca aprì al pubblico, nel 1863, venne intitolata a Perugino – si chiamava infatti Civica Pinacoteca Vannucci.

Come arrivare a Perugia, consigli pratici

Abbiamo raggiunto Perugia in treno, partendo da Roma. L’unica soluzione, se si sceglie questo mezzo di trasporto, è il regionale veloce. La stazione più vicina al centro storico è Sant’Anna, ma bisognerebbe effettuare un cambio. Scendendo a Fontivegge, invece, si può prendere il minimetrò che porta su in centro. Dal binario 1 proseguiamo lungo il percorso, fruibile in sedia a ruote, e in pochi minuti siamo ai tornelli; acquistiamo il biglietto (corsa semplice, € 1,50) e con l’ascensore saliamo alla fermata (occhio a non sbagliare direzione!). I minimetrò non hanno conducente, sono a livello della banchina e passano quasi senza interruzione, quindi non si formano file all’esterno. Saliti al piano ne arriva subito uno e in meno di dieci minuti siamo al capolinea (fermata Pincetto). Da qui si prende un altro ascensore ed eccoci nel centro di Perugia!

Accessibilità della mostra

Passeggiamo su corso Vannucci, la via principale, e respiriamo il fascino di questa città con i suoi edifici storici, i negozi e le viuzze laterali che si dipanano verso punti panoramici. Alla fine del corso ci accoglie piazza IV Novembre, dove si stagliano il duomo (cattedrale di S. Lorenzo), la fontana Maggiore, realizzata nella seconda metà del Duecento da Nicola e Giovanni Pisano, e il Palazzo dei Priori, sede del Comune e della Galleria Nazionale. Al suo interno ospita una delle principali raccolte d’arte italiana ed è fruibile ai visitatori in sedia a ruote. Sul sito della mostra è possibile prenotare il biglietto (gratuito per la persona con disabilità e l’accompagnatore), che include l’audioguida. Dal cortile d’ingresso, dopo aver depositato le borse al guardaroba, prendiamo l’ascensore che ci porta al piano della mostra. Ogni sala presenta un pannello scritto a caratteri adeguati alla lettura, che racconta la sezione relativa; anche le didascalie delle opere sono fruibili in sedia a ruote.

Il racconto della mostra: gli esordi di Perugino

L’esposizione è molto ricca di prestiti nazionali e internazionali e segue un percorso cronologico che inizia con la formazione e la prima attività di Perugino. Di questa fase sappiamo poco, perché la documentazione a riguardo è scarsa. L’unico dato certo è che nel 1472 Perugino si iscrive alla compagnia di S. Luca di Firenze come “dipintore”; si deve quindi ipotizzare un tirocinio negli anni Sessanta forse a Perugia, quando erano attivi artisti come Benedetto Bonfigli e Bartolomeo Caporali. Nella prima sala si possono vedere l’Adorazione dei Magi, di Bonfigli e il Trittico della Confraternita della Giustizia, di Caporali e Sante di Apollonio del Celandro.

 

San Bernardino risana una fanciulla, Perugino,  1473, Galleria Nazionale dell’Umbria

A catturare la nostra attenzione sono le famose quanto enigmatiche 8 tavolette con le Storie di S. Bernardino eseguite nel 1473 e provenienti dalla chiesa di S. Francesco al Prato (a Perugia, poi entrate nella collezione della Galleria Nazionale dell’Umbria): non si conosce la destinazione esatta – forse decoravano la parte interna di un tabernacolo marmoreo – né la collocazione originaria – il pittore e architetto Baldassarre Orsini a fine Settecento le vede nella sagrestia della chiesa. Sicuramente sono ritenute l’opera di più artisti, tra cui Pinturicchio e Perugino, al quale ne vengono attribuite due; e riflettono una cultura molto evoluta e raffinata, soprattutto per quel che riguarda l’architettura che domina sui personaggi, e che è stata messa in rapporto con la corte urbinate, epicentro in quegli anni di artisti e matematici come Leon Battista Alberti e Piero della Francesca.

 

La Vergine al centro sorregge il corpo di Cristo morto. Alla sua sinistra San Girolamo con il leone e alla sua destra Maria Maddalena.

Gonfalone di Farneto, Perugino, 1473-75, Galleria Nazionale dell’Umbria

Contemporaneo alle tavolette e univocamente ricondotto a Perugino è il gonfalone di Farneto, uno stendardo processionale raffigurante la Pietà: la Madonna ha in grembo il corpo esanime di Cristo e ai lati, piangenti, S. Girolamo e Maria Maddalena, una figura che sarà ricorrente nelle opere dell’artista. Il gonfalone, dipinto a tempera su tela, un materiale leggero e quindi fragile, è stato restaurato in occasione di questa mostra e la resa finale è straordinaria. Il modo di trattare il paesaggio e i volumi delle figure umane rimanda a modelli fiamminghi e fiorentini ed è indicativo di un passaggio di Perugino nella bottega di Verrocchio. In questa fucina eclettica dedita alla pittura, alla scultura in bronzo e in marmo e all’oreficeria transitarono alcuni dei più importanti artisti tra cui Leonardo, Botticelli, Bartolomeo della Gatta, Ghirlandaio, Signorelli. Da questo contesto provengono le due Madonne in mostra, una conservata al Museo Jacquemart-André di Parigi e attribuita a Perugino, e quella della Gemäldegalerie di Berlino, ricondotta a Verrocchio (la discussione in realtà è ancora aperta).

Perugino a Roma: la Cappella Sistina

La prima opera documentata a Perugia è l’Adorazione dei Magi (1475-76) per la chiesa di S. Maria dei Servi, pala commissionata dai Baglioni, la famiglia più importante dell’oligarchia cittadina. Ma il successo di Perugino è sancito alla fine degli anni Settanta, quando papa Sisto IV lo chiama ad affrescare l’abside della cappella dell’Immacolata Concezione nell’antica S. Pietro. Oggi l’opera è perduta; tale dovette essere l’ammirazione del pontefice che nel 1480 gli affida i lavori di decorazione della Cappella Sistina (per approfondire questa parte puoi leggere i nostri due articoli sulla Sistina prima di Michelangelo). In mostra è esposto il prezioso disegno della volta con cielo stellato affrescato da un altro artista umbro, Piermatteo D’Amelia, intorno al 1480.

Il successo e la messa a punto di un linguaggio

La Sistina è un trionfo e la sua eco fa di Perugino uno dei maestri più richiesti. Da Bartolommeo Bartoli, vescovo di Cagli, presente a S. Maria Maggiore a Roma, arriva la richiesta di una piccola opera di formato devozionale, il Trittico Galitzin, con la Crocifissione al centro e ai lati S. Girolamo e Maria Maddalena; per il convento degli Ingesuati di S. Giusto a Firenze Perugino esegue una Crocifissione insieme a Signorelli – i due avevano già collaborato nella Sistina.

 

La Vergine, al centro, regge il corpo di Cristo morto. Ai lati figure di santi, Giovanni Battista e Maria Maddalena.

Pietà, Perugino, 1490 circa, Galleria degli Uffizi

Sempre da questa chiesa ma di poco più tarde, prima metà degli anni Novanta, si collocano l’Orazione nell’orto e la Pietà, che vengono qui proposte affiancate: in quest’ultima, il tono pacato delle figure, che nonostante la drammaticità della situazione mantengono un atteggiamento composto; l’armonia nella disposizione dei personaggi inseriti in uno spazio architettonico che dialoga con il paesaggio sullo sfondo; i volti leggermente inclinati e il piede scostato con il ginocchio piegato dei due santi ai lati sono tutti elementi di un linguaggio che Perugino mette a punto e che dall’inizio del Cinquecento diventerà un vero e proprio marchio di fabbrica, estremamente replicato dallo stesso maestro e dalla bottega. Esemplificativo dello stilema peruginesco può essere la pala Scarani esposta in mostra ed eseguita dopo il 1497, quindi successiva al viaggio di Perugino a Venezia, che gli permette di entrare in contatto con la pittura tonale di Giovanni Bellini e Vittore Carpaccio.

«Il Meglio Maestro d’Italia»: la ritrattistica e l’apice della carriera

Saliamo al piano superiore con un montacarichi. Perugino ha un talento straordinario per la ritrattistica, a cui la mostra dedica una sala. Tra le opere spiccano il celebre ritratto dell’amico Francesco delle Opere (1494, dagli Uffizi) e quello che è stato riconosciuto come Autoritratto (1495-97, dalla Galleria Palatina, Uffizi) – Perugino avrebbe usato lo stesso cartone per ritrarsi nella sala dell’Udienza del Collegio del Cambio.
Gli affreschi per il Collegio (1496-1500) costituiscono il culmine della fama e della popolarità di Perugino. Accanto a questi trovano posto altre due opere che idealmente chiudono la mostra: i dipinti Amore e Castità (1502-5), per lo studiolo di Isabella d’Este (oggi al Louvre), e da Caen lo Sposalizio della Vergine (1501-4) che decorava la cappella del Santo Anello nel duomo di Perugia.

Una serie di persone in primo piano e sullo sfondo un edificio a pianta ottagonale. Al centro un sacerdote celebra lo sposalizio tra Giuseppe, alla sua sinistra, e Maria, alla sua destra.

Sposalizio della Vergine, Perugino, 1501-4, Musée des Beaux-Arts, Caen

L’esposizione si ferma a questo periodo, antecedente il 1504. È del 1500 la lettera del mecenate Agostino Chigi in cui definiva Perugino «il meglio maestro d’Italia». Non è di certo un giudizio isolato; Giovanni Santi, padre di Raffaello, nella sua Cronaca Rimata parlando di un giovane Perugino gli attribuisce l’epiteto di «divin pittore», titolo scelto per la mostra del 2004 tenuta sempre alla Galleria Nazionale, che spaziava anche nella produzione tarda dell’artista. In questo caso, invece, i curatori Marco Pierini e Veruska Picchiarelli hanno volutamente preferito raccontare Perugino attraverso un percorso che ne mette in risalto l’originalità del linguaggio e soprattutto l’evoluzione di uno stile che sa adattarsi a registri diversi e che solo nella fase finale della sua carriera cede il passo a una serialità su cui pesarono valutazioni non del tutto obiettive, come quella di Giorgio Vasari.

Il consiglio di Farwill

Terminata la mostra, visitate la sala 23 della Galleria Nazionale dell’Umbria. Qui si trovano altre opere di Perugino, relative alla fase più matura, tra cui l’affresco restaurato di recente con l’Adorazione dei Pastori dalla chiesa di Monteripido di Perugia e un dipinto a olio su tavola con lo stesso soggetto dal polittico smembrato di Sant’Agostino.

Per saperne di più:

Minimetrò Perugia

Sito ufficiale della Mostra su Perugino

La Cappella Sistina prima di Michelangelo - Sisto IV e Lorenzo il Magnifico  

La Cappella Sistina prima di Michelangelo – Gli artisti all’opera

Art Night - Documentario della mostra su Perugino

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